lunedì 31 ottobre 2011

Notte sul ponte. La PECC dell'Interno 105




Era una notte buia e tempestosa.
Il "suo" ponte se ne stava lì, sospeso a mezz'aria e non finito; i ragazzi se ne erano andati tardi quella sera, per vedere se riuscivano a portare avanti quel lavoro maledetto.Il fiume sotto scorreva rivoltoso, agitato, e la corrente travolgeva e trascinava via tutto quello che non era stato assicurato alle sponde. Era davvero un lavoro maledetto, quello, sì.E il capomastro se ne era reso conto troppo tardi. Ora capiva perché gli abitanti dei due borghi avevano voluto affidarlo proprio a lui, che fra tutti era quello che aveva chiesto il maggior prezzo: non era un lavoro da fare 'al risparmio', quello; era un lavoro impegnativo, che avrebbe dovuto resistere alle piene del fiume, ai secoli e all'uomo. Un lavoro che solo uno come lui poteva fare; lui, fiero e rispettabile, con la serietà e la professionalità che mancava, in giro; lui con la testa sulle spalle e tanti bei progetti che sembravano impossibili costruiti in men che non si dica.Così lo aveva sognato, lui, il capomastro: il ponte tra i due borghi, il "suo" ponte, sarebbe stato un ponte da leggenda, un ponte che tutti dovevano ammirare, su cui si sarebbero scritte tante e tante storie, e lui avrebbe finalmente avuto la meritata fama... il "suo" ponte: avrebbe fatto qualsiasi cosa per il "suo" ponte!Però non riusciva a terminarlo, quel ponte. C'era sempre qualcosa che non andava: erano capitati mille accidenti di tutti i tipi e il ponte non era ancora riuscito a venir su come doveva. C'era sotto qualcosa, una maledizione, una stregoneria, qualcosa, sì....

Guardò l'altro borgo, di là dal fiume: alle finestre le donne avevano messo le lanterne, per illuminare il cammino degli spiriti dei defunti, che quella notte tornavano a visitare i loro cari. 
Credenze. Ma forse mica tanto false... Il capomastro voltò lo sguardo verso il monte: lampi, fulmini, saette abbagliavano la vista e poi tornava il buio, quello fondo, quello di cui aver paura. E lui aveva paura, nonostante fosse un omone grande e grosso: c'erano tante e tante storie che la gente raccontava su quella notte, la notte del 31, la notte delle streghe e del diavolo, la notte della loro riunione nei boschi lì intorno, sotto la grande quercia...
Nel silenzio buio il capomastro si sentì osservato, girò lo sguardo verso lo scuro del monte e gli sembrò di vedere un'ombra scivolar via, poi un rumore come di zoccoli che scalpitano sui sassi. Lo sapeva. lui, che il demonio si presentava in forma di capra mostruosa a quegli appuntamenti con le streghe...
"Basta! Vergognati! come puoi credere a queste leggende? Smetti di torturarti l'anima con queste stupide storie e pensa piuttosto a come riuscire a terminare il tuo lavoro, uomo di poca fede!" si disse, alzandosi in piedi con tutta l'energia che ancora possedeva.
"Il tuo ponte verrà su bene, a tutti i costi! Ne va del tuo onore e della stima che tutti hanno per te. Riuscirai a terminare il ponte entro tre giorni, nei tempi del contratto! riuscirai a farlo, anche a costo di vendere l'anima al..."
Dal bosco giunse un'ombra silenziosa: un uomo, ben vestito, col cappello buono calzato, scese giù dal sentiero e lo salutò con educazione. 
Come se l'avesse evocato, con le ultime sue parole, l'uomo si presentò: il diavolo in persona.
Gli avrebbe fatto terminare il ponte quella notte stessa, tutto da solo, con tanto di vento, con la pioggia e la burrasca, con la corrente vorticosa del fiume là sotto.
Il capomastro, disperato, in quel momento non vedeva più altra soluzione.
Accettò la proposta.
In fondo, in cambio il diavolo si sarebbe preso solo e soltanto l'anima del primo che avrebbe attraversato il nuovo ponte... non era poi un grande scotto da pagare, no?
No di certo. Non in cambio della sua fama e del "suo" ponte...


All'alba il ponte era completo. 
Solido, forte, fermo in quel turbinio là sotto. Splendido e maestoso, con quella sua forma particolare...
Il sole stava salendo nel cielo quando gli abitanti del suo borgo arrivarono dal capomastro per congratularsi con lui; tornavano a casa entusiasti del loro capomastro, con la raccomandazione di non attraversare il ponte per nessun motivo, almeno fino al giorno dopo.
Intanto lui si agitava, cercando una soluzione alla sciagura che avrebbe portato nel suo paese: aveva agito in incoscienza, preso dalla follia della disperazione e si era già pentito di aver accettato l'offerta di quell'uomo.
In quel momento un maiale selvatico attraversò il ponte... nel cielo splendente del mattino ancora lampi, fulmini e saette, belati di capra, urli e gemiti strazianti. 
Poi 'qualcosa' che si tuffava con un rumore sordo nella corrente travolgente del fiume e scorreva via, come un brutto sogno.
Il capomastro aveva pagato, il diavolo si era preso il suo prezzo, ma non doveva esserne stato tanto contento... 


[Questo racconto è una libera interpretazione di una breve leggenda che si racconta da queste parti, quella del Ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano. Quello che ho fatto è semplicemente raccoglierla e ri-raccontarla, aggiungendo cose, arricchendola di particolari e di impressioni personali. Come si è sempre fatto con le leggende, in pratica. Questa volta in più c'era qualcosa di nostro, un po' di PECC, qualche ricordo personale, e un pizzico di fantasia... :)
Notte sul ponte ha partecipato alla prima PECC dell'Interno 105. E non vedo l'ora che parta la prossima, lo ammetto... ;)]

sabato 29 ottobre 2011

Blog Candy di Una mamma per fotografa



Bellissime le foto di unamammaperfotografa, dovete vederle per dirmi cosa ne pensate! Ammettiamo però che ha due modelle d'eccezione, splendidissime senza un filo di trucco, eh!
Comunque, ha appena indetto un blog candy per regalare ad una di noi un annuncio nascita personalizzato, fatto su misura sul nostro piccolino... io ho già lasciato il mio commento, giocando un po' d'anticipo, sì! ;)

Qui trovate le regole per partecipare, io intanto incrocio le dita... ;)

giovedì 27 ottobre 2011

PARLIAMONE: di come tutto si possa riutilizzare...

Eccoci ancora qui, per l'ultimo appuntamento del mese con PARLIAMONE. 
Certo però il discorso non finirà col mese di ottobre, certo se ne parlerà ancora, su questi schermi... senza accennare alla politica, perché onestamente ne ho abbastanza, in linea generale. 
Voglio solo guardare nel nostro piccolo, nella vita di tutti i giorni, nei nostri piccoli problemi quotidiani. Voglio parlarne per trovare soluzioni pratiche, da proporre e da adottare, da scoprire insieme e da utilizzare per far fronte alle spese che avanzano e agli stipendi che non bastano, da pubblicizzare e da valorizzare per il bene di tutti.

Oggi parliamo di riuso, di riutilizzo e di mezzi per risparmiare e sprecare il meno possibile.
Parliamo di come liberarsi di oggetti ancora in buono stato ma per noi ormai inutili e di come ricavarne un risparmio ed un 'utile', per noi e anche per altri.


Da un po' di tempo noto con immenso piacere come un comune a me vicino, quello di Capannori - 46.000 abitanti, 165,50 km quadrati in Provincia di Lucca - si stia adoperando per ottenere l'obiettivo Rifiuti Zero entro il 2020: raccolta differenziata porta a porta, organizzazione di sistemi di tariffazione a punteggio per premiare chi smaltisce poco e bene, impegno costante nella riduzione dei rifiuti, in tanti modi diversi, tra questi la formazione di un Centro di ricerca e di riprogettazione
Queste alcune delle proposte del comune per ottenere il meglio possibile, anche dai cosiddetti 'rifiuti'. E per far del bene a noi ed al nostro pianeta. E non è tutto: se avete tanta voglia di leggere ed informarvi, cliccate qui e scaricatevi il documento che sintetizza i vantaggi e gli obiettivi già raggiunti con questo sistema! C'è quasi da non crederci... :)

Tra le tante proposte (si va dalla promozione all'utilizzo dei pannolini lavabili allo studio dei modi di recupero per i rasoi usa e getta e le cialde del caffè...) ce n'è una che mi ha solleticato la mente in modo particolare, la costituzione di un Centro del Riuso: un luogo dove verranno accolti e poi ridistribuiti gli oggetti usati ed i materiali di scarto ancora in buono stato. Quelli di cui i cittadini si vogliono disfare perché non più rispondenti alle loro esigenze: ora possono farlo gratuitamente, solo telefonando al centro di raccolta, del resto si occupano gli operatori.
Si parla di cucine, divani, elettrodomestici, vestiario e piccoli utensili di tutti i generi, da raccogliere, recuperare, aggiustare e poi ridistribuire - in un primo momento - alle fasce più deboli della popolazione, completamente gratis.
Gli oggetti verranno risistemati prima di essere distribuiti, coinvolgendo gli operatori del centro (un modo di offrire anche nuove possibilità lavorative, dunque!) nel recupero e ammodernamento degli oggetti.
L'obiettivo finale è però di far diventare il Centro del Riuso un luogo accessibile a tutti, dove sia possibile acquistare oggetti utili e funzionanti a prezzi più bassi di quelli normali. 
Un mercatino dell'usato recuperato, per dirla in breve.
[N.B.: di questa notizia aveva parlato già la mia cara amica VerdeSalvia, qui! ;)]

Modi diversi per ri-usare. Modi diversi per risparmiare e per non disperdere. Una cosa meravigliosa per una come me, che non butterebbe nemmeno le cartine dei cioccolatini... :)

E voi? cosa fate per recuperare e risparmiare? quali strani modi utilizzate per prolungare la vita degli oggetti e non lasciarli andare al primo uso?

martedì 25 ottobre 2011

Writing Tuesday: Bacio


Chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere dai suoni. Bumbumbum. 
Non gli era mai successo prima ma perse del tutto l'orientamento: avrebbe potuto essere anche appeso a testa in giù, o sollevato a mille metri da terra, per quello che ne sapeva. Bumbumbum. 
Poteva trovarsi su un disco lanciato fuori dall'orbita terrestre, col vento nei capelli e il vuoto intorno, oppure immerso completamente in una vasca, con solo acqua intorno sopra sotto tutto in giro. Bumbumbum.
Magari si trovava al buio, chiuso in una stanza imbottita, forse era diventato pazzo, forse lo era sempre stato. Bumbumbum. 
Avrebbe potuto far di lui tutto quello che voleva, in quell'istante, lanciandolo come un sassolino con la fionda, dirigendo i suoi passi le sue mani le sue parole. Bumbumbum. 
Piccolo. Indifeso. Bumbumbum.
E se fosse stato chiuso dentro un armadio, in un doppio fondo, o in un cassetto segreto nascosto chissà dove? Bumbumbum. Sì, forse era così.
Bumbumbum. O forse no, forse quello che sentiva era solo il suo cuore, perso per sempre in quel bacio.


...
Questo post partecipa ai Writing Tuesday di Silbietta. 
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sabato 22 ottobre 2011

Era una notte buia e tempestosa... La PECC dell'Interno 105


Sapessi cosa mi è preso ve lo direi.
Molto volentieri, sì.
So solo che questa strana, assurda e disdicevole scrittura mi è apparsa nella mente in un pomeriggio gravoso di impegni, con mille cose da fare in testa ed un'unica idea a martellarmi: non sarei riuscita a liberarmene se non scrivendola e pubblicandola.
Non so cosa ne sia venuto fuori: non è bella, non è certo perfetta, ma è nata così, con tanti difetti, un po' come la 'Cosa' di cui parla...

Dopo aver letto della prima PECC di silbietta, dell'Interno 105, mi sono passate per la mente mille diverse idee, alcune irrealizzabili in termini di tempo, altre belle a pensarsi ma quanto a risultati... :(
Poi il fulmine (sì, deve essere stato proprio un fulmine...) e questa strana idea. Ricordi che escono allo scoperto, immagini di fantasia, ricostruzioni lette chissà dove, un po' di wikipedia a dar man forte... e questa 'osa' che si ripete.
ObbrobriOSA, direte. Forse sì.
Certo non è il perfetto inglese della cara Mary Shelley, solo una specie di omaggio alla sua opera e alla sua avventurosa vita dietro a quel tipo che era Percy...

Tornando a noi: facciamo che questa 'cosa' non partecipa alla PECC, facciamo che è solo una pazza, personale idea per presentarvi a modo mio la divertente iniziativa della nostra folle e visionaria silbietta (che ormai seguo sempre e ovunque... ;)).
Facciamo che voi leggete e dimenticate... ma vi ricordate di partecipare alla PECC e lo fate seduta stante (tranquilli: c'è tempo... diciamo prima del 31 ottobre, ok?)
Io intanto butto giù questa, che sicuramente con l'halloweenesco clima 'orripilante' male non ci sta, poi vediamo se per caso ci incastra qualcos'altro...
E voi, voi tutti, silbi e anche tu, cara, adorata Mary: perdonatemi per questa follia... :)



Era una notte buia e tempestosa...
ma a Mary questa non sembrava poi gran cosa:
muri che ululavano, profumo di rosa
la sedia che ad un tratto diventa polverosa...


Mary si alza dal letto, guarda l'abito da sposa:
ora che l'Altra è morta, la Vita favolosa
Ancora qualche pagina, difficile e scabrosa
ancora un'invenzione seppure scandalosa


Era sembrata facile la vita avventurosa
a un fiore di ragazza, eppure spaventosa
Cruda, triste, fragile, più spesso sanguinosa:
Mary era davvero la madre della "Cosa"



Nata dalla morte, cattiva, misteriosa:
la Cosa era per tutti 'creatura ignominiosa'.
Per Mary era 'creatura', di cure bisognosa,
colpevole di nascere, per lei meravigliosa



Mary guarda la stanza, placida e graziosa
la vita seppur breve è stata generosa:
di fama, di amori, di povertà rovinosa
di assenza di confini, di libertà affannosa


La sedia ora è pulita, il sogno gemma odorosa
e tutta quella vita una farsa pericolosa
Ma nella mente risuona ancora quella frase famosa:
"Era una notte buia e tempestosa..."


[Composizione stramba, liberamente ispirata alla vita ed all'opera di Mary Shelley, madre della 'cosa' Frankenstein

giovedì 20 ottobre 2011

PARLIAMONE: Questa vita mi va stretta (e non è colpa della panza...)



Il discorso è molto semplice: si tratta di provare soddisfazione per quello che si fa.
Che sia per diletto, per svago, ma soprattutto quando si tratta di lavoro.

Ora, non sto a cercarne in giro per la rete ma sono sicura che le statistiche dicano tutte la stessa cosa: quando uno lavora con entusiasmo per quello che fa, lavora meglio. 
E' più felice. 
E, soprattutto, lavora e produce di più.

Almeno, per me è così. 
E quando quello che faccio inizia ad andarmi stretto, succede che combino molto meno, sono molto meno felice e si instaura un brutto giro, che più mi fa star male meno mi fa lavorare e con risultati assai peggiori.
Ma, se tutti siamo a conoscenza di questa regola, perché certi "datori di lavoro" si incaponiscono col voler far fare a tutti costi ai loro "dipendenti" quel tipo di vita?
Non parlo di creare gabbie dorate, dall'apparente aura luminosa. Parlo di dar loro le condizioni ideali minime per lavorare bene.
E per farlo con entusiasmo.
Parlo di dare ascolto, essere positivi, dar fiducia, collaborare. 
Anche - e al limite soprattutto - per ottenere quello che vogliono da chi lavora per loro. Spesso non c'è nemmeno bisogno di spendere soldi per creare quelle condizioni al contorno, anzi.
Ma lo capiscono ancora in pochi, questo concetto. E continuano a bastonare. E a non far vedere nemmeno da lontano la famosa carota...


Io non lavoro come dipendente (anche se in realtà siamo tutti, sempre,  più o meno 'dipendenti' di e da qualcun altro, datore di lavoro o cliente che sia!); la mia professione ufficiale, come tante altre, mi porta spesso a dover affrontare compromessi e vie di mezzo che normalmente non accetterei. 
Ciò non toglie che alcuni di questi compromessi proprio non vadano giù e mi rifiuti - a volte anche a rischio di perdere quel particolare lavoro - di accettarli. Non si parla di illegalità, quella non deve proprio esistere, ma di situazioni di costrizione parecchio forzate. Che ti obbligano a lavorare con quel nodo a mezza gola e quel broncio di prima mattina che proprio non ci sta.

E allora, ora che questa vita lavorativa ha iniziato ad andare stretta anche a me, più spesso di quanto vorrei - e non è colpa della panza che sta avanzando... - ho capito quanto sia importante credere in quello che si fa: lavorare volentieri ad un progetto, anche se stiamo affrontando un campo che non è il nostro, imparare cose nuove e mettersi in gioco sempre, può aprirci un mondo di possibilità e farci scoprire nuove passioni e nuovi interessi, tutti a favore della migliore resa dell'obiettivo che ci siamo posti.


Purtroppo è capitato ad un'amica di trovarsi in piena depressione proprio per colpa di una situazione come questa. Di un lavoro che le stava stretto perché era diventato una continua costrizione, una continua umiliazione, una continua pressione negativa. 
Mobbing, sì, ma non solo.
Pressioni, imposizioni. "O lavori così o quella è la porta".
Ma anche la creazione di un ambiente di lavoro ostile, verso tutti. Perché così ognuno pensa solo a lavorare e non perde tempo a socializzare o a far 'gruppo'.
Perché il credo del datore di lavoro (e anche del cliente...) sembra essere troppo spesso "Io pago, quindi tu fai qualsiasi cosa io ti chieda di fare".
Ma non è così che dovrebbe andare, vero?

Alla fine l'amica è riuscita a licenziarsi, dopo un percorso duro e senza respiro, e a trovare un lavoro con un minore stipendio ma che finalmente la valorizza per la splendida persona che è. E col minore stipendio e qualche ulteriore sacrificio, riesce a far la sua parte nel mantenimento della famiglia.

E lo so. Mi direte: "Ma noi dobbiamo arrivare a fine mese e trovare i soldi per la pagnotta, i sacrifici son già tanti, non vogliamo che i nostri figli rinuncino a quello che hanno i loro coetanei..."

Anch'io la penso così.
Ma poi penso: se, oltre a quelli per la pagnotta, devo trovare i soldi per pagare anche qualcuno che mi faccia uscire dalla depressione in cui mi trovo... allora dico no.
E cerco il modo di uscire da questa vita, a volte stretta e senza scampo. E voi?

martedì 18 ottobre 2011

Writing Tuesday: Dettagli



Leggero
il tuo battito d'ali colorate
si posa sul solito fiore.
Come ogni giorno.
Stavolta per sempre.





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Writing Tuesday: Rivelazioni



Ah, se ci riuscirà!
Quel giorno sarà finalmente fiera di se stessa e non dovrà più nascondersi dal mondo intero.
Potrà finalmente urlare al mondo tutta la VERITA'.

La SUA verità.

Perché la verità non è mai una sola.
E' talmente piena di particolari e di piccole differenze di opinione, così ricca di momenti e di attimi visti in modi diversi... con mille declinazioni, mille sfumature, mille aspetti...
Però riuscirà a parlare, sì.
Riuscirà finalmente a dire cosa è successo veramente nella sua vita. Chi è lei, cosa è diventata, dove ha intenzione di andare, quando lo farà e perché.
Perché... ha sempre avuto le idee chiare, lei. Solo che il mondo intorno a lei non era ancora pronto.
O era lei che non era ancora pronta a dirlo.
Ora però il tempo è maturo. Gli uomini un po' meno ma LEI sì. Ed è così convinta, così sicura, così certa di tutto quanto, che non può fermarsi per nessun motivo, ormai.

Le sue rivelazioni porteranno uno scandalo, sì. 
Lei, proprio lei, quella che tutti credevano... e invece... 


Ah ah ah, "rivelazioni": non sanno a cosa stanno andando incontro, tutti quanti! Non sanno cosa li aspetta. Non sanno dove porteranno, le sue "rivelazioni". 
Penseranno ad un delirio. Un delirio. 
Stupidi.
Non hanno mai capito niente.

Be', peggio per loro se non si sono mai accorti di quello che stava accadendo. Peggio per loro se hanno creduto ad un'altra verità. A quella scritta sui giornali. A quella dei dottori. A quella costruita dalle voci di piazza. A quella che gli altri hanno fatto credere. Peggio per loro se subiranno le conseguenze di questa verità, la vera verità, la SUA verità.

Parlerà, ah se parlerà.
E farà capire al mondo intero.
Sta già programmando tutto quanto. Ha già pronti manifesti e stendardi. 
E ha preparato un discorso che... verrà tutto da sé, appena aprirà la bocca e lascerà che finalmente cominci a parlare.
Già.
Quando comincerà finalmente a parlare.


Parlerà di rivelazioni, allora. 
Quel giorno.


Per ora, sta solo aspettando che qualcuno apra la porta di questa stanza.





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sabato 15 ottobre 2011

Le novità su Zebuk - (piccolo-spazio-pubblicità!)

www.zebuk.it

Su Zebuk, il nostro sito libresco, c'è aria di rivoluzione, ultimamente! :)

Rivoluzione in positivo, si badi bene: c'è tanto entusiasmo e ci sono tante nuove idee da sviluppare e da portare avanti. Ci sono proposte che riguardano direttamente i nostri lettori, occasioni di coinvolgimento per grandi e piccini, idee di cui parlare tutti insieme...


Il vestitino nuovo
Partiamo dall'inizio: ci siamo fatte un vestitino nuovo nuovo, tagliato su misura per noi, con colori vivaci che mettono in mostra tutti i nostri punti forti. Un bell'azzurro rilassante, che sa di sereno.

L'almanacco
E' arrivato il mitico almanacco, nella nostra personale versione letteraria, dove si possono leggere un sacco di notizie interessanti:
  • la citazione della settimana
  • le Ricorrenze giorno per giorno, di tipo letterario e non solo
  • il Consiglio libresco della settimana da parte dello staff
  • gli Eventi Letterari previsti nelle nostre città
  • gli Incontri in libreria, per essere sempre aggiornati su quello che di libresco accade vicino a noi
  • le Biblioteche e le loro iniziative
  • le Iniziative nella Blogosfera, dove si parlerà delle idee e delle iniziative della rete che coinvolgono i libri in una qualche maniera (giochi, giveaway, contest, swap e chi più ne ha più ne metta!)



Aspettiamo i vostri suggerimenti e le vostre indicazioni per arricchire le diverse sezioni dell'almanacco: potrete commentare direttamente sulle pagine dell'almanacco o mandare i vostri contributi a zebuk.staff@gmail.com, saremo attente a tutte le dritte che ci darete, per dare un'informazione sempre più ricca e partecipata!

Young adults
Abbiamo poi aperto una nuova sezione, per dare più riguardo ai giovani lettori: quella degli Young Adult, dove si troveranno le recensioni dedicate ai ragazzi non più bambini ed a tutti coloro che amano il fantasy e le avventure da adolescenti. Un sogno ad occhi aperti non ha mai fatto male a nessuno, no? ;)

Leggendo tra le stelle
E a proposito di sogni... partirà a breve una nuovissima e frivolissima rubrica:  lo staff di Zebuk si trasformerà in un club di maghe con tanto di sfera di cristallo e scriverà per voi... l'oroscopo letterario di Zebuk!
Sarà un oroscopo molto a modo nostro, il nostro augurio per il mese che verrà, con qualche consiglio e tante curiosità... state allerta quindi!
23/10/2011: Aggiornamento! Ecco il primo appuntamento con il nostro oroscopo, ragazze!

Il classico del mese
Nel frattempo però vedremo anche la nascita di uno spazio molto più serio ed impegnato, quello del classico del mese. Letto, spulciato, studiato a fondo e poi proposto a voi in una nuova veste, secondo la nostra personale interpretazione...

Momcamp
Nello scorso settembre si è tenuto il Momcamp a Milano. Zebuk ha partecipato, nelle vesti della nostra inviata speciale Lucia e ne è venuta fuori una bellissima intervista ed una presentazione che vale la pena di leggere per conoscerci meglio...

E non è tutto: le novità non sono ancora finite!
Abbiamo un sacco di entusiasmo da trasformare in buone idee, un bel po' di energia da tradurre in parole, ancora un po' di sonno da tralasciare per pensare alla nostra passione: la lettura!
Stiamo lavorando a diverse idee che coinvolgono anche voi lettori, sia sul sito che sul forum...

Dateci fiducia e seguiteci, allora: ne vedrete ancora delle belle!

giovedì 13 ottobre 2011

Parliamone: "io non sono razzista ma..."


Ecco, questa è proprio una di quelle cose che mi fanno uscire dai gangheri. 
La classica uscita di chi razzista ci è nell'anima. E non ditemi di no. Rischio di scatenare una polemica ma questo proprio non l'accetto.

Situazione: attendo paziente la bidella per ritirare i miei bravi buoni-pasto*; lei ha da fare, sì, tra i bambini che arrivano col pulmino e le maestre che le chiedono mille cose.
E' una tipa simpatica, la bidella. Una di una certa età, coi capelli corti e la faccia tonda e allegra.
E non ditemi che si chiama "operatrice scolastica", perché a me sta più simpatica se la chiamo così: è una di quelle figure della mia bellissima infanzia che non voglio scordare, e io 'bidella' non l'ho mai visto come un dispregiativo.

Insomma, arriva un ragazzo, probabilmente tunisino, che molto educatamente chiede, in un non perfetto (ma comprensibilissimo) italiano, se il pulmino è già passato e se l'autista ha lasciato qualcosa per lui.
La bidella scrolla la testa: "io non ho capito niente di quel che hai detto". Si gira dall'altra parte.
Il ragazzo mi guarda sconsolato. 
Allora lo spiego io, alla bidella: la sua bimba, il giorno prima, ha dimenticato lo zainetto sul pulmino e lui aveva cortesemente chiesto di lasciarglielo a scuola, di farglielo riavere, per piacere (sue parole).
Ma la bidella fa orecchie da mercante, lei non sa niente, non ha visto niente e non può sapere tutto quello che succede.
"Che vada a sentire al parcheggio dei pulmini", dice rivolta a me, con l'acidità che le è arrivata alle stelle.
Il ragazzo, che comprende l'italiano, ringrazia e se ne va.

Io aspetto ancora i miei buoni pasto, le faccio vedere il bollettino pagato e lei, la bidella, mi risponde: "ah, io non sono razzista, eh, ma questi arrivano qua, prepotenti come sono, e vorrebbero che tutti ascoltassero solo loro e le loro lamentele e noi che stiamo a lavorare e loro invece sono a giro a non fare niente e io non sono razzista ma certa gente proprio dovrebbe starsene a casa sua".

Mi viene dal cuore di risponderle che non mi sembrava fosse stato tanto prepotente, il ragazzo, che le ha chiesto gentilmente e per piacere se fosse possibile rintracciare l'autista, che ha ringraziato... (e non mi sono dilungata troppo sul fatto che lei avesse avuto un comportamento molto maleducato e arrogante e presuntuoso e incivile)
Ma la bidella risponde che "lei non è razzista, sono loro che..."

Spero solo che fosse inacidita da altre sue questioni personali, quel giorno, la bidella.

(ah, lo sapete? la PM mangia al "rittorante dellaccuola" ed è ben contenta di farlo!!!)

venerdì 7 ottobre 2011

La mia attesa

Come sia questa seconda attesa me lo chiedono tutti, appena vedono spuntare la pancia dalla porta.
Non mi piacciono i confronti e quindi non ne farò con la precedente gravidanza.
Non ho avuto problemi di nausee e affini. Giusto un languorino mattiniero che passava con un pezzo di pane. E una gran fame, più del mio solito. Di quelle che mangeresti un bisonte a colazione, per dire.
Ma sto così bene, in quanto a fisico...


Poi però penso all'aspetto mentale della situazione, dopo aver letto in giro di situazioni sparse che alludono a depressioni latenti, baby blues e pre-depressioni. E penso a me. A come mi senta ora io da quel punto di vista. 
E allora mi rendo conto che i pensieri negativi che mi attanagliano la mente in questo periodo riguardano solo la SUA salute e la MIA capacità di mettermi completamente a SUA disposizione. Non riesco a pensare ad altro, anche volendo. E' quella donna-albero che viene fuori, coi suoi rami che vogliono accogliere e proteggere e far crescere e...
Magari dipende solo dal fatto che la seconda gravidanza ti rende più cosciente di quello che ti sta accadendo, forse è solo per le tante cose che ti succedono intorno che di punto in bianco ti viene da chiederti se tutto andrà bene, se tuo figlio/tua figlia starà bene e se tu sarai capace di gestire il suo bisogno assoluto di te... e se sarai capace di dividerti in due, anzi in tre... e nel frattempo se sarai capace di pensare anche a te stessa, ogni tanto.


La cosa che più mi colpì alla nascita della PM era quanto QUANTO lei dipendesse completamente da me. 
Quanto io non riuscissi a staccarmi da lei, nemmeno per correre a fare un po' di spesa (col supermercato a 200 m da casa, perdipiù). 
Quanto non mi sentissi 'libera' di potermi trovare mezz'ora da passare sola con me stessa, io che avevo imparato così bene a star bene con me stessa - dopo tanto - che cercavo di farlo ogni volta mi fosse possibile.
E ammetto che questo mi ha fatto soffrire, perché da una parte sentivo questa assoluta mancanza di libertà, dall'altra mi sentivo in colpa perché avrei voluto starmene sola, senza quell'esserino meraviglioso per almeno mezz'ora, ogni tanto. 
Una mamma cattiva, mi sentivo. A volte. Un'egoista. Anche se ancora ragionavo e mi rendevo conto di non esserlo.
Mi mancava il mio tempo. 
Mi mancava la mia libertà. 
Mi sentivo soffocare quando non riusciva ad addormentarsi e io avevo assoluto bisogno di farmi almeno una doccia.
Ma poi quando lei finalmente dormiva non vedevo l'ora che si svegliasse per coccolarla e giocare con lei. Probabilmente come tutte le mamme di questo mondo.
Ecco, questa credo che sia l'unica 'paura' che mi sento di avere ancora, anche oggi. Quella di riperdere momentaneamente quella libertà appena recuperata.
Ma so già che solo a vederlo, questo Cuoricino, l'avrò già perdonato di avermi messo in trappola per qualche tempo... :)


Di depressione e baby-blues non si parla mai abbastanza. Io sono stata fortunata, lo so, e mi auguro che le cose vadano sempre così... ma questo è un argomento troppo importante. Sono troppi i rischi, troppe le pressioni a cui sono sottoposte le mamme. Parlarne è certamente il modo migliore per limitare il problema, per farlo uscire allo scoperto, per ridurlo, per risolverlo. Parliamone, allora. Se ci sentiamo così, parliamone.

giovedì 6 ottobre 2011

Parliamone: i parcheggi rosa


Davvero se ne parla poco e davvero se cerchi in rete trovi solo paginette di notizie sui giornali locali o forum dove le mamme/future mamme si lamentano di non trovarne ancora nei propri paesi o di trovarli, sì, ma sempre occupati da persone senza figli piccoli al seguito e con poco senso civico.

Una delle possibili indicazioni dei Parcheggi Rosa
“C’è una mamma in attesa, o con bambine e bambini piccoli: questo posto è per loro”



Sono i parcheggi rosa, li conoscete? Qualche indicazione interessante potete trovarla qui: Striscerosa.it, un sito legato a Quimamme
Le conoscevo già - solo di nome in realtà, non ancora di fatto -, ma la curiosità e l'interesse specifici sono nati il giorno in cui pochi anni fa le ho viste spuntare di fronte alla sede di un comune che frequento per lavoro. 
E' stata una bella soddisfazione scoprire questa risposta di grande senso civico da parte di un'amministrazione: una dimostrazione che il 'pubblico' è attento ai bisogni ed alle necessità quotidiane delle persone che amministra.

Meno soddisfacente è stato scoprire che proprio per niente le persone stesse che vengono amministrate si curano di questo gesto di educazione civica. O che, addirittura, se fai loro notare che hanno occupato un posto che dovrebbe essere utilizzato da chi è in attesa, o da chi ha bimbi piccoli e passeggino da portarsi dietro, ti guardano male, sbuffano e si voltano dall'altra parte, continuando per la loro frettolosa strada.

Questo intendevo, quando pochi giorni fa parlavo di fare qualcosa nel nostro piccolo, quando accennavo a quei piccoli passi che messi insieme possono fare più di una grande manifestazione: il nostro senso civico.
Perché è su questo che [mi hanno sempre insegnato] si deve basare principalmente il nostro modo di vivere: sulla coscienza, sul rispetto, sull'attenzione ai bisogni, anche ai bisogni degli altri.

Sembrano parolone, sì, ma la coscienza, il senso civico, il rispetto e l'educazione di una persona si misurano anche da questo: dalla reazione che hai quando una donna col pancione (lo ammetto, già parecchio 'one'!) e la borsa da geometra esce dalla sua auto appena parcheggiata e ti fa gentilmente notare che hai appena occupato un posto che dovrebbe essere riservato a chi "attende".
Va be', la fretta è una cattiva consigliera, e purtroppo i parcheggi rosa non sono ancora tutelati da una legge che permetta di sanzionare chi li occupa abusivamente. Quindi per questa volta il personaggio l'ha [ancora una volta] passata liscia.
Sta di fatto che le domande che devono farci pensare - a come vogliamo vivere nel nostro paese, a come vogliamo che esca dalle situazioni di stallo e/o di crisi quando ci entra, a come vogliamo che venga gestito -, sono queste: 
  • siamo, tutti noi, abbastanza educati al senso civico
  • siamo in grado di vivere e con-vivere civilmente col resto del mondo? perché mica esistiamo solo noi e la nostra fretta, a questo mondo, eh...

Questa è la definizione che di "senso civico" (la prima che ho trovato in rete, mi riservo di verificare su altri dizionari ma credo che i risultati portino tutti qui!) dà il De Mauro:
Senso civico. Coscienza che il cittadino ha dei propri doveri e quindi anche delle proprie responsabilità nei confronti dello stato e della comunità.

da Tullio De Mauro - Dizionario della lingua italiana
E' chiaro: non è solo da qui che si decide il destino del mondo né della nostra Italia, ma magari questo può essere un primo passo, una gocciolina in un grande mare in formazione ed evoluzione. 

Parliamone. 
Che ne pensate?


Seduti al bar del CircoloVizioso

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